Le nostre interviste > Intervista a Paola Barbato

Questo mese, la nostra intervista, realizzata in collaborazione con la Varm Comics Macedonia, sarà con la bravissima nonchè amica Paola Barbato. Paola nasce a Milano il 18 giugno 1971, ma quasi subito la sua famiglia si stabilisce sul lago di Garda. Eterna laureanda in lingue ha solo due grandi passioni: il teatro e la scrittura. Mentre tenta la carriera professionale con il primo, la seconda rimane un piacere privato, fino a quando la madre di un amico, leggendo un suo racconto, la spinge a cercarsi un editore. Nel 1997 va in pellegrinaggio a Milano e lascia a diverse case editrici una raccolta di racconti. Tra queste c'è la Sergio Bonelli Editore, a cui spera di vendere un soggetto per Dylan Dog. Sei mesi dopo, invece, l'editor della testata, Mauro Marcheselli, la arruola nello staff. Tra il 1997 e il 2005 si dedica quasi esclusivamente a Dylan Dog, pubblicando ogni tanto qualche racconto, sia in forma cartacea che sul web. E proprio sul sito internet "I pinguini del sottoscala" che vedono la luce i primi capitoli di un romanzo che pubblica settimanalmente: "Bilico". Lo scrittore Giuseppe Genna lo legge e lo segnala alla Rizzoli. Nel 2006 "Bilico" viene pubblicato dalla casa editrice, seguito nel 2008 da "Mani Nude", vincitore del Premio Scerbanenco di quell'anno. Attualmente Paola ha nel suo curriculum la collaborazione al soggetto e alla sceneggiatura di una fiction per Sky e sta muovendo i primi passi, come sceneggiatrice, nella cinematografia e nella fiction italiana. La fiction andrà a breve in onda, non perdetevela!!!

Ed ora godetevi l'intervista:

Cosa si può dire della stesura di una sceneggiatura di Dylan Dog? Ci sono dei limiti a cui attenersi nelle storie, che ti vengono date o che comunque tu stessa ti dai? Esistono alcuni temi per i quali dovete essere più cauti o avete totale libertà?

In qualsiasi lavoro di sceneggiatura è fondamentale l’equilibrio, il bilanciamento. Una storia va cadenzata, ci sono tempi, ritmi, pause che vanno sempre dosati. E’ molto difficile imparare questo equilibrio, io stessa ancora oggi scivolo su errori da principiante, di tanto in tanto. Per quanto riguarda i temi, bisogna naturalmente tener presente che una fascia dei nostri lettori è quella dei giovanissimi, quindi ci vuole cautela. I temi di attualità vengono toccati e trattati con grande attenzione. Dylan non è schierato politicamente o moralmente, se non per quelle cause che ha da sempre abbracciato, e che è ovvio abbracciare: l’animalismo, la difesa della natura, i diritti dei deboli, la fine di ogni guerra…

Le storie dei primi numeri sono molto differenti rispetto alle altre, come se non ci fosse nessun collegamento con quelle che erano le caratteristiche del personaggio alla sua origine. Che ne pensi al riguardo? Quale periodo preferisci? Sono molti i lettori dei primi numeri che hanno abbandonato la serie e sono sempre meno i nuovi lettori: quali credi possano essere i motivi?

Trovo ridicolo che si continui a paragonare Dylan Dog del 2009 con Dylan Dog del 1986! Se avvenisse una cosa del genere con la musica o con il cinema allora niente di innovativo sarebbe stato creato. Dylan Dog era un’assoluta novità, come tematiche, tono e stile, nel 1986. TUTTO era nuovo: la figura dell’antieroe, i temi horror, il taglio naturalistico, realistico che veniva dato alla serie. Dylan non era un supereroe, era un uomo come altri, con cui il lettore poteva confrontarsi, che poteva sentire vicino. Vent’anni dopo e centinaia di storie dopo non si può pretendere che la novità si senta come allora. Gli adolescenti degli esordi oggi sono padri e madri dei nuovi lettori. Io stessa ho iniziato a leggerlo da ragazzina e oggi lo scrivo, ma ho quasi 40 anni! Non posso dire che preferivo un periodo piuttosto che un altro. A me lo splatter non piace e adoro le storie di Michele Medda. Queste sono costanti dei miei gusti, quindi allora come ora ho apprezzato meno le storie splatter e più quelle di Michele. Sono passati vent’anni per tutti, i lettori non sono gli stessi, oggi i ragazzi sono attratti maggiormente da altri tipi di fumetti, è un’analisi totalmente complessa e abbastanza inutile quella che posso fare. Ma ho un buon esempio: la radio negli anni ’80 era quasi finita, in Italia. Oggi la radio è quasi più potente della televisione. Niente rimane uguale, gli alti e bassi ci sono ovunque.

Come si riesce a coniugare differenti stili quali l’horror, il mistero e, quando si aggiungono, gli elementi psicologici della vita quotidiana?

Bisogna essere bravi. Bisogna lavorare con passione, avere la mente libera e una fantasia molto vivace. Tutto si può. Se si parte da questo presupposto niente è impossibile. Magari è una bella sfida, ma impossibile mai!

Come imposti la comunicazione con i disegnatori? Suppongo che ad una sempre maggiore maturità professionale dell’autore sia associata una sempre maggiore concentrazione ed ispirazione. Come si può ottenere una buona storia? Come nascono le tue idee? Quanto incide la vita di tutti i giorni sulle trame delle storie che scrivi?

Qui imbrogliate! Sono quattro domande in una!!! Allora risponderò punto su punto.
a) Quando so in anticipo a quale disegnatore verrà affidata la storia che sto per scrivere, mi rivolgo direttamente a lui e visualizzo le scene pensando al suo stile e al suo tratto. Con alcuni disegnatori c’è un rapporto di amicizia e ci sentiamo anche telefonicamente man mano che il lavoro procede.
b) Una buona storia è un terno al lotto. Dipende da molti elementi, dalla sintonia autore/disegnatore, dalla sensibilità che l’uno o l’altro mette su quella storia. Una storia buona è sempre e comunque frutto di grande professionalità, ma il “mestiere” non basta, senza la passione non si raggiunge mai l’optimum.
c) Un’idea arriva da qualsiasi parte. Una suggestione, una notizia letta su un giornale, la frase di un amico, la visione di qualcosa che ci resta impigliata nella mente.
d) Può non incidere affatto o incidere al 100%. Non c’è una giornata uguale all’altra. La grande differenza, se vogliamo, la fa il tempo: quando manca diventa tutto difficile, io lavoro sempre peggio quando sono sotto stress o devo correre.

Quanto tempo impieghi di media per scrivere un episodio della serie regolare?

Se ho a mia disposizione tutto il tempo so essere molto veloce. Due, tre settimane e la storia è fatta. Ovviamente è difficile che non ci siano altri impegni che si mettano di mezzo, così la media si è alzata a un mese, come minimo.

Come va con il carattere dell’ aiutante di Dylan, Groucho? Siamo tutti d’accordo che Sclavi abbia caratterizzato uno straordinario personaggio. Il pubblico guarda a lui con tanta positività, anche per il fatto di far rivivere una leggenda della cinematografia americana degli anni ‘30 con un stile unico di umorismo.

Proprio perché è così importante, è davvero difficile da gestire. Groucho non è solo un comico, un confezionatore di gag che spara battute a caso. Lui si esprime così, con battute, barzellette, freddure, giochi di parole, ma questi devono essere il più possibile inerenti alla scena che si sta svolgendo. Non può dire frasi a caso, e questo rende la ricerca o la creazione delle sue battute molto complessa. Inoltre è un personaggio che ha molti strati interpretativi, ha anche un ruolo serio di assistente, partecipa alle indagini, è coraggioso. E di lui non si sa nulla. Davvero una patata bollente che non si impara mai a gestire al 100%.

Qual è la più grande sfida per gli autori di Dylan Dog? Essere “piu vicini o piu lontani” dallo stile di scrivere del creatore Tiziano Sclavi? Vi confrontate con lui?

Certamente, Tiziano supervisiona ogni episodio scritto, siamo sempre sottoposti a un confronto con lui. Ma il discorso di “assomigliare” a Sclavi è sbagliato di fondo. La fedeltà va data al personaggio. Un Dylan Dog coerente e fedele può anche essere lontanissimo dal Dylan di Sclavi. Scimmiottare la sua scrittura non avrebbe senso, oltre ad essere mortificante per l’identità dello sceneggiatore, per la sua individualità e riconoscibilità, sarebbe un’operazione fallita in partenza. Nessuno di noi è Tiziano, nessuno sa cosa sente e come crea. E Tiziano non è nessuno di noi, nemmeno lui saprebbe scrivere come uno dei tanti colleghi. Molto meglio un lavoro “corale”, dare tante voci a Dylan, che poi si avvicinino o allontanino a quella del suo creatore è un fattore secondario.

Leggendo l`edizione croata del Gigante numero 15 “La lunga notte" ho pensato che fosse un capolavoro . Faccio anche notare che la Repubblica della ex Iugoslavia vuole proclamare “Necropolis” come migliore fumetto del 2008. Questo significa che sei attualmente l’autrice preferita per la repubblica dei Balcani. Che ne pensi?

Che mi fa decisamente molto, molto piacere. Il pubblico non italiano è prezioso proprio perché difficile da conquistare. E poi io ho molti amici appartenenti ai vari stati della ex-Iugoslavia, quindi questo affetto mi sta ancora più a cuore.

Voglio parlare di "la lunga notte”, perché mi interessa la vostra ispirazione per questa storia. In un modo subcosciente ho pensato ad alcuni segmenti e trasformazioni di “il cielo di vaniglia”o di alcune storie simili a quella,che non sono legati all’ orrore ma ricordano quella storia. E` interessante quando l’autore vuole dare uno specifico,strano carattere ai vampiri ed agli altri mostri.

Io sono molto affezionata ai mostri e al concetto di “mostro” in sé. Il mostro è il diverso, è ciò che ci spaventa INNANZITUTTO perché non assomiglia a noi. In qualche modo io mi sono sentita “mostro” per lunga parte della mia vita, sono stata una bambina e una ragazza solitaria, che faceva fatica a farsi accettare dai suoi compagni. Per loro dipendeva da me, ma io mi limitavo ad essere chi sono, come sono. Per questo penso che ogni mostro (vampiro, licantropo, fantasma…) abbia qualcosa di connotato nella sua natura che noi giudichiamo negativo, ma che per loro è normale. Fare una colpa a un essere per la sua normalità è fondamentalmente sbagliato. Provo a mettermi nei loro panni. E ci riesco fin troppo bene!

E` interessante perché voi autori ritornate sempre alle storie passate di Dylan Dog, mentre ci interesserebbe sapere qualche volta come sarà il personaggio nel futuro: ci saranno tante cose di cui raccontare!

Immagino di sì, ma io per prima sono curiosa di scoprirle man mano che ci saranno.

Grazie tante per questa intervista,e voglio augurarti a nome del pubblico macedone, un sempre maggiore successo nella tua carriera. Spero che molto presto anche qui potremo leggere la edizione di Dylan Dog accanto ai Giganti che noi sappiamo. E perché no, Paola Barbato nostra ospite in Macedonia.

Già, perchè no? Nulla è impossibile, non dimentichiamolo. Ricambio tutto l’affetto dei lettori macedoni e quanto agli auguri, beh… incrocio le dita!

Ringraziamo il sito dylandogofili, soprattutto Giorgio e Cristian, per averci messo in contatto.

Intervista congiunta Dylandogofili/Varm Comics Macedonia (per Dylandoogofili: Giorgio Santoro)