Le nostre interviste > Intervista a Gianfranco Manfredi |
In che maniera ti sei avvicinato al mondo del fumetto? |
Mi piaceva disegnare striscie fin da ragazzino. Però l'interesse per il fumetto non è mai stato esclusivo, ma sempre parallelo a quello per la musica, per il cinema e per letture. Forse è questa l'origine del mio "eclettismo". Non mi sono voluto far mancare niente. |
Da cosa prendi spunto per i soggetti dei tuoi lavori? |
Da quello che mi frulla per la testa... un'immagine, una sequenza, un argomento... a volte ho anche preso spunto da film o da racconti come fanno molti sceneggiatori professionisti, soprattutto quando si trovano a dover svolgere un lavoro "su commissione" e dunque a dover scegliere un plot adatto per un progetto che non nasce da te, però ho verificato che al contrario di quanto si crede comunemente, la "trasposizione" è una delle cose più difficili da realizzare bene, ci si mette alla fine molto più tempo di quanto non accada con una storia "originale" ( per quanto ci possa essere di originale nel gran "flusso collettivo delle storie" ... io penso come Oscar Wilde che il compito più alto che possa prefiggersi un autore sia quello di diventare Anonimo, cioè in qualche modo di dissolversi come Identità). Tornando al punto: la trasposizione finisce sempre per essere duplice, da un lato si utilizzano e si "riproducono" elementi di altre storie scorporati dal contesto e dunque li si altera all'origine, dall'altro si deve "tradurli" in un nuovo contesto, con altri protagonisti, che trascinano con sè un mondo di riferimenti non sempre compatibile con il modello iniziale. Se uno fa il proprio lavoro scrupolosamente, questo duplice "adattamento" è spossante e soprattutto va condotto su un piano molto tecnico e razionale, che soffoca il libero emergere dell'inconscio, o lo maschera dietro una rete complessa di "riferimenti". L'autore finisce per comportarsi come quelli che vanno dall'analista per parlare di sè e poi si esprimono solo per "citazioni". |
Quali sono i libri e i film per cui hai più interesse? |
Ho molti interessi e dunque seguo
molte cose. Cerco di non trascurare neppure quelle per cui non ho alcun
interesse, perchè possono essere utili a farmi esplorare punti
di vista e gusti del tutto opposti ai miei. |
Quanto tempo occorre per scrivere un soggetto? |
Ormai non scrivo più i soggetti, passo direttamente alla sceneggiatura, cercando di non programmarla mai troppo in partenza. La "scalette" vanno bene quando si comincia, poi c'è solo "la strada". |
Ti capita di cambiare il soggetto di una storia o tutto fila liscio senza variazioni? |
Come ho detto, non voglio "eseguire" un progetto deciso a freddo, credo sia il modo più sbagliato di affrontare un racconto. Naturalmente solo l'esperienza acquisita negli anni ti permette la narrazione libera, che non dev'essere confusa con la scrittura casuale. Quando il plot (cioè la combinzaione degli elementi narrativi) diventa una cosa facile e naturale come un'abitudine acquisita, allora è possibile scrivere in totale libertà senza che questo diventi totale incoerenza narrativa. |
Hai in programma di scrivere altre storie per Dylan Dog oppure per ora c'è solo Magico Vento? |
Magico Vento mi impegna troppo per affrontare altre esperienze fumettistiche, anche se non nego che le farei volentieri. Non "su commissione", ma realizzando progetti che mi frullano in testa. D'altro canto, se voglio prendere fiato, preferisco decisamente alternare ai fumetti altre cose: film , romanzi e canzoni. A occuparsi solo di fumetti si rischia di "pensare per vignette". |
Come scegli il disegnatore di una tua storia? |
Non lo scelgo io, il disegnatore.
Il gruppo di Mv è stato messo insieme da Renato Queirolo con grande
attenzione e sensibilità. Quello che io cerco di fare è
assegnare la storia giusta alla persona giusta. Non si può affidare
una storia piena di donne a un disegnatore che non sa disegnare le donne,
tanto per dirne una. Ma va aggiunto: se un disegnatore eccelle in una
certa cosa, ad esempio le scenografie, va assecondato con una storia nella
quale le scene abbiano un ruolo di assoluto rilievo. Questo non significa
affatto che mi sia bene accetto qualsiasi disegnatore. Molti disegnatori
che ammiro molto, so in partenza che non sarebbero compatibili con il
mio modo di raccontare. |
Di cosa ti occupi a parte i fumetti? |
Di quasi tutto ciò che ha a che fare con la scrittura. E qualche volta anche quello che mette in gioco "la fisicità" come recitare e cantare. Il palcoscenico è un'esperienza molto gratificante, soprattutto per chi, vincolato alla scrittura, tende all'isolamento. |
Progetti per il futuro? |
Mi ripeto spesso la frase di John
Lennon: " La vita è quello che ti passa accanto mentre sei
impegnato a far progetti". Il mio progetto è non farmela passare
accanto. |