Le nostre interviste > Intervista a Fabio Celoni |
Ciao Fabio, grazie per aver accettato di rispondere a qualche domanda! |
Ciao a tutti e grazie a voi per aver avuto la voglia di pormele... |
Cominciamo introducendoti attraverso la tua biografia. Nasci a Sesto San Giovanni nel 1971 e, sin dagli inizi, ti rendi conto che la tua aspirazione è diventare un disegnatore. Cominciata, a soli 13 anni, la scuola del fumetto di Milano, ti diplomi nel 1989 come “assistente disegnatore”(quanto valgono poco i titoli di studio!).
I tuoi esordi sono sulla rivista “Mostri”, pubblicata dalla casa editrice ACME.
Nel 1991 comincia la tua fantastica collaborazione con la Disney per cui realizzerai storie per Topolino, Paperinik, Pk Paperfantasy e Paperino.
Nel 2000, inizia la tua avventura con la Bonelli (e meno male!) che porterà nel 2003 alla pubblicazione della tua prima storia “I quattro elementi”, a cui seguiranno “Il tocco del diavolo”, “Anima d’acciaio” e “La fortezza del demone”. Nel 2005, vieni scelto come copertinista della serie Brad Barron, per il quale contribuisci alla realizzazione dell’ultimo numero. Nel 2007, vede la luce il progetto Nemrod in collaborazione con Andrea Aromatico.
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Non mi ricordo il mese esatto in cui è uscita la storia di cui parli, ma di certo l’ho realizzata a 19 anni, nei primi mesi del ‘91 se non ricordo male. Comunque le classifiche lasciano il tempo che trovano, penso che l’importante sia lavorare e crescere come autori e questo è quanto basta, averlo fatto prima o dopo qualcun altro credo abbia un’importanza relativa. Però hai ragione, è stato di certo un sogno realizzato, era ciò che avevo sempre desiderato e ho dato tutto quello che potevo per riuscirci. Il fatto che ci sia arrivato molto giovane può essere legato al fatto che già da piccolo ero certo di voler fare questo lavoro, e dopo le scuole medie mi sono iscritto d una scuola che mi avrebbe aiutato a maturare le mie scarse competenze tecniche. Da lì ho impiegato ogni minuto (bè, quasi) del mio tempo a disegnare. |
Dopo tanta esperienza nel mondo dei paperi Disney (io rimasi molto colpito da una tua copertina di PK) , nel 2000 avviene il passaggio alla Bonelli. Oltre ad aver dimostrato una particolare bravura nel riuscire a disegnare 2 stili così diversi, com’è disegnare Dylan Dog? Soprattutto cosa significa per te disegnare Dylan Dog? Se mi concedi un’osservazione, i disegnatori che sono riusciti a dare una propria caratterizzazione originale sono quante le dita delle mani. E Dylan è stato disegnato da alcuni mostri sacri del fumetto italiano. Sei orgoglioso di ciò? |
Sono onorato di poter lavorare a fianco di grandi artisti che hanno contribuito alla mia crescita professionale, e di poterlo fare sulla testata che più di tutte ho amato da ragazzo, che rimane tuttora la mia preferita. Dunque disegnare Dylan Dog è stato certamente il coronamento di un sogno e di una grande passione. Stessa cosa posso dire della mia esperienza Disney (che non ho mai considerato conclusa, intendiamoci): inizialmente, poter discutere vis-à-vis con gli autori che avevano fatto grande Disney in Italia e nel mondo mi faceva tremare i polsi. Ricevere suggerimenti e indicazioni a questi maestri era quanto di più bello e formativo potessi immaginare di ottenere. Cercavo di sfruttare le loro dritte e succhiare ogni goccia della loro esperienza, non soffermandomi sui complimenti ma puntando dritto alle critiche, che sono l’unica cosa utile per migliorarsi. Ti ringrazio di ciò che dici e del tuo giudizio sulla caratterizzazione di Dylan. Non ho voluto differenziarmi a tutti i costi, penso la stessa cosa valga per molti altri colleghi. Ciò che si crea è il distillato di quel che si è, di quel che si è letto, visto e pensato. Il disegno è l’espressione della propria personalità, della propria sensibilità e cultura. Posso dirti che il mio stile realistico non affonda le sue basi esclusivamente nel fumetto realistico che ho letto e amato, ma anche in molti altri generi che ho studiato e affrontato, certamente compreso l’umoristico. |
Nella realizzazione grafica dell’indagatore dell’incubo, si rivedono molte delle tue esperienze lavorative precedenti. Penso soprattutto alla cura con cui realizzi i vestiti e tutto quello che c’è raffigurato nella vignetta insieme ai personaggi( ho letto che hai curato una linea d’abbigliamento per la Disney). Quanto hai dato tu a Dylan e quanto Dylan ha dato a te? |
Ci riallacciamo a ciò che ti dicevo prima, credo sia inevitabile che le tue esperienze finiscano per confluire nei lavori successivi, per questo mi piace sperimentare, guardarmi in giro, provare cose nuove e affrontare nuovi problemi e ostacoli, tutto questo ti costringe a non sederti su ciò che hai (o pensi di aver) già conquistato e a continuare a stimolare la tua immaginazione e la tua mente con nuove sfide. Mi piace realizzare i dettagli come allo stesso tempo usare a volte un tratto più espressionista, sporco, che suggerisce al cuore e non mostra troppo all’occhio. Naturalmente bisogna allo stesso tempo avere rispetto per la testata con cui si lavora e soprattutto per i lettori. Con questo intendo dire che non ci si può lasciar trascinare completamente da ciò che si vorrebbe dire, dall’emotività assoluta, ma è necessaria un’autodisciplina che spesso è la cosa più difficile da raggiungere, e sottintende umiltà verso il personaggio e verso chi ha affrontato precedentemente quello stesso personaggio. Quanto ho dato io a Dylan non spetta a me dirlo, se vorrà potrà farlo qualcun altro, ma certamente spero di potergli dare ancora molto, almeno una parte di quello che ho ricevuto. |
Nel 2005 vieni scelto come copertinista per la miniserie bonelliana Brad Barron ( per il quale collabori anche alla realizzazione dell’ultimo numero). Sbaglio o per le copertine hai cambiato ancora una volta il tuo stile grafico? |
Non sbagli. Rispetto alle storie per Dylan ho optato per un segno più pulito, completamente a pennello, senza graffiature o tutte quelle suggestioni gotiche che mi diverte realizzare per l’Indagatore dell’Incubo. Un segno dinamico e diretto, che potesse richiamare un po’ quello americano, terra in cui si svolge la vicenda. Cosa che ho tentato di fare anche con il colore. |
Nel 2007 vede la luce la tua nuova creatura: Nemrod. Creato con Andrea Aromatico, parte come miniserie. Com’è andata questa esperienza? |
Ormai siamo alla seconda miniserie e ci sarà un seguito. Dunque direi che è andata molto bene. Nemrod si è guadagnato la sua buona fetta di lettori, davvero appassionati ed entusiasti, che non mi stancherò mai di ringraziare. Insieme ad Andrea e alla Star abbiamo realizzato qualcosa che di certo appariva come un grosso rischio, in cui ci siamo lanciati anima e corpo con grande passione e impegno. Fondamentale dire che anche i disegnatori che ci hanno seguito nel viaggio non si sono certo risparmiati, realizzando tavole di altissima qualità e professionalità. In definitiva, è stato ed è un grande impegno, di certo ripagato dai risultati. |
Nel 2008 il ritorno a Dylan Dog con la realizzazione di una storia breve molto particolare sull’ultimo gigante. E’ stata scritta anche pensando alla prossima uscita del film con Dylan Dog oppure è solo frutto di una coincidenza? Nel 2009 dovrebbe vedere la luce la prima storia di Dylan Dog disegnata e sceneggiata da te. Come ti sei trovato? Credi, personalmente, che l’esperimento sia riuscito e sia quindi ripetibile oppure hai cominciato ad odiarti? ; ) |
Sinceramente non so, per la storia del gigante dovresti chiedere a Di Gregorio che l’ha scritta, ma non credo che abbia avuto in mente questa o quell’uscita di film di Dylan. Invece la storia che ho sceneggiato e disegnato sarà finalmente pubblicata nel 2009, a quanto ne so. L’ho scritta e disegnata nel 2006, ed è stata la mia prima sceneggiatura. Sono molto emozionato, come sempre, al pensiero della sua uscita. E’ una cosa che non mi abbandona mai, da quando pubblicai la prima storia per “Mostri” quasi 20 anni fa. Su quella storia di Dylan posso dire che è stata forse quella in cui ho dato di più, ma il fatto di averla scritta io ovviamente contribuisce. Penso sia molto particolare. Inusuale. Ma non riesco a giudicare troppo le mie cose, dunque dovrete farlo voi. Comunque, l’esperimento sembra riuscito, perché Mauro Marcheselli mi ha da poco approvato un altro soggetto per Dylan su cui sto lavorando e che disegnerò prossimamente. |
Ti ringraziamo di tutto cuore per il tempo dedicato e ti faccio, a nome di tutti, i nostri più sinceri complimenti: lunga vita ad un disegnatore con un tratto così personale e particolare!!!! |
Grazie di cuore, ricambio l’augurio di lunga vita e mando un grande saluto a tutti.
Fabio |