Interviste

Intervista a Barbara Baraldi

Carissimi amici Dylandogofili,
con grande piacere pubblichiamo questa intervista realizzata da Valentina Di Bonito, nostra iscritta, con Barbara Baraldi, talentuosa sceneggiatrice di fumetti e scrittrice di romanzi.
Ci auguriamo che Valentina realizzerà altre interviste per noi nei prossimi mesi e invitiamo Voi tutti a fare altrettanto, trasformandoVi in intervistatori per un giorno e mandandoci il Vostro contributo così da poterlo pubblicare sul nostro sito.
Buona lettura!!!


Qual è stato il momento esatto in cui hai capito che ti sarebbe piaciuto diventare una sceneggiatrice?


Forse proprio quella volta in cui, da bambina, mi sono intrufolata nella soffitta di casa e ho trovato gli scatoloni con la collezione di Alan Ford di mio padre, e i fumetti sono diventati un’ossessione da cui non mi sono mai liberata. In quel periodo, cominciai a scrivere nel diario quello che mi capitava sotto forma di parole e disegni, quasi uno storyboard.

 

Nelle tue storie, alcuni dei personaggi sono omosessuali/bisessuali (ad esempio, in Dylan Dog n. 348 “La mano sbagliata” oppure il personaggio di Silvia in Aurora Nel Buio). L’inclusività è volutamente cercata o ti viene naturale?


È assolutamente naturale: l’amore è amore. L’inclusività e i pari diritti dovrebbero essere cose scontate.


C’è o ci sono una o più tematiche di cui ti piacerebbe raccontare in un fumetto o in uno dei tuoi libri, di cui non hai avuto ancora modo di scrivere?


Innumerevoli. Quando i personaggi che ne sono coinvolti cominceranno a tirarmi i piedi mentre sono a letto, capirò che non posso rimandare oltre.
 

Riguardo la trilogia di Aurora Nel Buio, hai mai pensato di scrivere una sorta di spin off su uno dei personaggi principali, ad esempio Bruno?


Ti confesso di sì… al momento non posso aggiungere altro, ma appena mi sarà possibile sarete i primi a saperlo!
 

Hai mai scritto una sceneggiatura fantasy per una storia a fumetti? Oppure ti è mai venuto in mente di adattare la trilogia di Scarlett per farne un fumetto?


La mia preferenza rimane ai fumetti dell’orrore, anche se nel futuro prossimo c’è una bella collaborazione che mi vede co-sceneggiatrice di una serie fantasy di ispirazione medievale per il mercato francese. Il progetto è in avanzata fase di sviluppo e non vedo l’ora di poter svelare qualcosa di più.
 

C’è altro che vorresti realizzare in campo artistico oltre la scrittura, magari sceneggiare da zero un film che non sia necessariamente tratto da un tuo libro?


Da appassionata di cinema in tutte le sue sfumature, la sceneggiatura cinematografica mi interessa molto. Ci sono progetti attivi in tal senso, vedremo come si evolveranno.
 

Invece, se potessi sceglierne uno, quale tra i tuoi libri vorresti diventasse subito un film?


Rispondo senza esitazione: il mio ultimo thriller, La Stagione dei ragni. Innanzitutto per vedere Torino, la più misteriosa ed esoterica città italiana, trasportata ancora una volta su pellicola. È una città ricca di fascino che non smette di raccontare storie, come dimostrano i capolavori del cinema e della letteratura a cui ha fatto da sfondo (Profondo rosso in primis), e dove ogni via e monumento sembra nascondere un mistero. Ho ambientato il romanzo nel 1988. Chi come me è cresciuto in quel periodo, non era dell’uomo nero che aveva paura… ma del mostro di Firenze. Una presenza che è stata in grado di ridefinire l’immaginario della paura per un’intera generazione. Per me che sono emiliana, il decennio è iniziato con la deflagrazione alla stazione di Bologna e si è chiuso col frastuono delle sparatorie della banda della Uno Bianca ai supermercati e ai distributori di benzina. Ho cercato di trasmettere tutta questa inquietudine e oscurità nelle pagine. E poi c’è lui, Francesco Scalviati. È un magistrato, una figura che troppo spesso rimane nelle retrovie nei romanzi gialli, così come nei film, a dispetto del ruolo cruciale nel coordinamento delle indagini e, soprattutto, nella ricerca della verità. Una figura che per me è indissolubilmente legata all’impegno e al coraggio di figure come Falcone e Borsellino. Magistrati che proprio in quegli anni erano in prima linea per ribadire il significato della parola “giustizia” quando troppo spesso viene dimenticato. Nel caso si facesse il film, ho già pronta la colonna sonora… rigorosamente d’epoca.
 

Tra tutti i tuoi lavori, qual è quello al quale sei più legata in assoluto e pensi sia riuscito esattamente come avresti voluto?


Aurora nel buio, un thriller cupissimo ma che porta con sé quella scintilla di luce che non si spegne mai, a partire dal nome della protagonista: Aurora, appunto, che ho deciso di chiamare come la prima luce che scalfisce le tenebre della notte. E non è un caso, perché l’idea del romanzo è arrivata durante il terremoto dell’Emilia, nel 2012. È stato uno dei momenti più bui della mia vita: la mia stessa casa, che doveva essere un rifugio sicuro, si è trasformata in pochi secondi in una minaccia da cui fuggire al più presto, senza sapere se ci sarei mai più potuta ritornare. È stato proprio durante le settimane trascorse da sfollata che Aurora è venuta a “visitarmi” per la prima volta: una poliziotta che credeva di avere tutto, compresa una stabilità affettiva e lavorativa, ma si ritrova a perdere tutto nel giro di una sola notte. Ho cominciato a scrivere e in un certo senso è stata proprio lei ad aiutarmi a uscire dal “mio” buio. 
Dato che oltre ad essere una delle più brave sceneggiatrici di Dylan Dog, sappiamo tutti sei anche un’appassionata lettrice avrei alcune curiosità da chiederti!
 

Se ci fosse una linea editoriale che prevedesse una relazione stabile per Dylan quale donna, tra quelle del suo passato – più o meno conosciuta – ti piacerebbe per lui?


Amo alla follia alcune tra le donne del passato di Dylan, che reputo indimenticabili. Proprio per questo non potrei sceglierne una senza pensare che sto facendo un torto all’altra. Per questo rispondo che, nell’eventualità che prospetti, attenderei una donna… del futuro, una persona che ancora non ha incontrato ma che il suo nome, forse, è già scritto nel destino dell’Indagatore dell’incubo.
 

Con quale disegnatore non italiano ti piacerebbe scrivere Dylan o un altro fumetto?


Lee Bermejo, tanto per cominciare.
 

Hai mai pensato di portare Dylan Dog in trasferta in Italia in una delle tue storie?


L’Italia è così piena di misteri, quindi rispondo con un bel sì. Magari Dylan si potrebbe trovare al centro di un incubo che lo porta proprio a Torino, secondo la leggenda vertice del triangolo della magia nera (oltre che di quello della magia bianca).
 

Ci sono storie di Dylan di cui ti piacerebbe modificare qualcosa e scriverne un “remake/reboot” – com’è stato per il ciclo Dylan666, ad esempio?


Preferisco lavorare su materiale originale e, magari, lasciarmi suggestionare da un’atmosfera o da una situazione, magari rievocandola con una citazione.
 

Hai mai tratto ispirazione da qualche personaggio dei tuoi romanzi per le tue storie su Dylan Dog e viceversa?


Capita che alcuni personaggi dei miei romanzi e quelli che scrivo su Dylan Dog abbiano dei punti d’incontro nel carattere o un background in comune, ma credo sia dovuto a una sorta di necessità che mi spinge a trattare certi argomenti considerati ancora spinosi, come le condizioni mentali, lo stupro, l’elaborazione del lutto o il fatto di non sentirsi parte dello stesso universo rispetto al resto del mondo.


Un’ultima domanda generale:
 

Quali sono i tuoi “progetti per il futuro”? A cosa stai lavorando e dove potremo leggerti?


Al momento, sono al lavoro su due storie distinte per Dylan per due disegnatori straordinari, due artisti che per motivi diversi sento molto affini: Nicola Mari e Davide Furnò, con cui ho lavorato di recente. Tra l’altro, ad agosto uscirà la mia storia “Buongiorno tenebra” con Nicola, sull’Old Boy, e nello stesso mese uscirà “Jenny” sulla regolare con i disegni di Davide, che è poi la terza storia del ciclo “Vasco Rossi”. Vi confesso che se ci penso mi tremano le gambe, ma non ditelo in giro.